KINESIOLOGIA APPLICATA E TOSSINE ALIMENTARI
Tossine alimentari e le loro implicazioni sulla salute
Articolo tratto da “Applied kinesiology” U.S.A.
Il mondo olistico della medicina sa quanto le sensibilità/ intolleranze alimentari possano avere un contributo determinante nella sintomatologia del paziente. Sfortunatamente tutti i metodi utilizzati per trovare tali sensibilità (fra cui i test di laboratorio) possono dare falsi negativi e a volte anche falsi positivi. Nonostante la dieta ad eliminazione possa essere uno strumento importante per la diagnosi ci sono casi in cui la rimozione di molti cibi non sia possibile . Attraverso dei test di kinesiologia applicata specifici per le “tossine alimentari” siamo stati in grado di migliorare la detenzione di sensibilità alimentari. Abbiamo scoperto che utilizzando specifiche “tossine alimentari” senza utilizzare la sostanza reale possiamo trovare test positivi che prima non erano possibili migliorando la velocità di guarigione dei nostri pazienti che seguono la dieta prescritta. Le tossine discusse includono: l’alfa solanina, metilxantina (famiglia del caffè), glutine/gladina, caseina/lattosio, ovalbumina (proteina delle uova) e zeina (proteina del mais).
Introduzione
I metodi di detenzione di sensibilità/intolleranze alimentari possono essere complessi ed inaccurati al giorno d’oggi. La Kinesiologia Applicata ci viene in aiuto utilizzando i diversi excrecibi. Il problema sorge quando il paziente sa di essere intollerante ad alcuni cibi ma i test kinesiologici non riescono ad essere positivi. Il nostro scopo è stato quello di aumentare la specificità dei test kinesiologici eliminando il numero maggiore di falsi negativi. Per fare ciò abbiamo isolato alcune tossine chiave nella maggior parte dei casi. Nella prima parte di questo articolo discuteremo questi comuni “componenti tossici del cibo”. Parleremo di: alfa solanina, metilxantina, glutine/gladina, caseina/lattosio, ovalbumina e zeina . Inoltre rivedremo il potenziale allergenico e le reazioni aberranti che tali sostanze possono provocare. Lo scopo del primo è stato quello di vedere, su un gruppo casuale di 50 pazienti, quante volte avremmo trovato un test muscolare positivo sulle seguenti sostanze: alfa solanina, metilxantine (caffeina, paraxantina, teobromina e teofillina), gladina, caseina, lattosio. Un test positivo viene considerato sia come inibizione di un muscolo precedentemente normo-tonico sia come ipertonicità dello stesso (l’approssimazione del fuso muscolare non inibisce il muscolo testato). Inoltre abbiamo testato quante volte il takesumi (bamboo carbonizzato con proprietà detossificanti e di chelazione dei metalli tossici) fosse in grado di negare il test positivo. Il secondo questionario ha utilizzato altri 50 pazienti (alcuni facenti parte del precedente esperimento) e compara i test orali con quelli biomagnetici. Discuteremo alcune osservazioni ed i risultati.
Parte 1: tossine alimentari
L’alfa solanina è classificata come neuro-tossina. I membri della famiglia vegetale che la contengono (la maggior parte non sono cibi commestibili) comprendono i pomodori, le patate, le melanzane, i peperoni (tranne il pepe nero), la paprika, il tabacco, l’aswaghanda e le bacche goji. La concentrazione della tossina varia estremamente in base alle condizioni di crescita, la maturità, le condizioni di conservazione e cottura, ecc. Le solanine non sono solubili in acqua, non vengono distrutte dalla cottura e non vengono metabolizzate rimanendo alfa-solanine. (1,2) La sensibilità umana alle solanine varia enormemente come anche l’efficienza di escrezione. Il grado di intossicazione è determinato dalle caratteristiche genetiche dell’individuo ma anche dallo stile di vita e dallo stato nutrizionale del singolo. Se vi ritrovate positivi al test probabilmente anche uno dei vostri pazienti lo sarà. La media giornaliera di assunzione di alfa solanine è circa 13mg e la media di escrezione giornaliera è 5% il primo giorno e 1-2% per quelli successivi con una vita media di 1-2 mesi. (2) Tali valori crescono di molto in individui che consumano questi cibi in quantità. Non esistono parametri che definiscano i livelli entro cui considerare tossica l’assunzione di alfa-solanine a causa della grossa variabilità prima descritta. (1) L’alfa-solanina viene conservata nella maggior parte degli organi con una particolare affinità per la tiroide, e nei tessuti molli fra cui l’apparato muscolo-scheletrico. (1,2) La maggior parte dei cibi ricchi di alfa-solanine contengono anche altre 5 neuro-tossine fra cui l’atrofina e la nicotina. Intossicazioni acute da solanine possono risultare dall’ingestione di patate verdi germogliate e pomodori verdi con i conseguenti sintomi: crampi, nausea, diarrea, mal di testa, vertigini e irrequietezza. In casi severi possono avvenire anche paralisi parziali e coma (1,2). Le solanine agiscono come un inibitore dell’acetilcolinesterasi (AChE) (simili al Maltione, Paratione e altri gas nervini e pesticidi), portando quindi l’acetilcolina ad accumularsi nello spazio sinaptico (2). Ach è un neurotrasmettitore rilasciato dai neuroni pre-sinaptici che attaccandosi ai recettori acetilcolinergici postsinaptici provoca la generazione di un impulso nervoso. AChE è l’enzima resposabile della degradazione dell’Ach rimanente a livello post-sinaptico. La solanina quindi provoca una distruzione del normale impulso nervoso trasmesso (2). Come con altre tossine-alimentari discusse nell’articolo, testare l’alfa-solanina attraverso la Kinesiologia Applicata porta a un numero maggiore di test positivi rispetto all’utilizzo del cibo reale. Abbiamo inoltre scoperto che l’astenersi dal consumo di solanina porta a risultati clinici molto interessanti e il test proposto rimane il migliore conosciuto al momento.
Metilxantine: Caffeina, Paraxantina, Teobromina e Teofillina
La caffeina è lo stimolante più consumato e socialmente accettato al mondo. Circa il 90% degli adulti ne fa uso quotidianamente. Più di 150 milioni di persone degli USA bevono caffè regolarmente con una media di due tazze al giorno che equivalgono a circa 280 mg/g. (3) La caffeina, come la Paraxantina, Teobromina e Teofillina, fa parte della famiglia delle metilxantine, e si può etichettare come uno stimolante psicoattivo. Tali sostanze si trovano nel caffè, tè, cioccolato, bibite carbonate, acai, yerba mate e guarana. (4) Il caffè contiene caffeina e teofillina ma non la teobromina mentre tè e cioccolato hanno più teobromina. Il tè contiene più caffeina del caffè ma visto che viene servito meno concentrato una tazza media di tè ha meno caffeina di quella di caffè.
Biochimica e Farmacocinetica della caffeina
La caffeina viene metabolizzata nella fase 1 di detossificazione epatica attraverso il sistema enzimatico della citocromo P450 ossidasi (isoenzima 1A2) nelle seguenti molecole: paraxantina (84%), teobromina (12%) e teofillina (4%). La caffeina viene assorbita nel tratto intestinale subito dopo l’assunzione orale.
L’assorbimento è praticamente del 100% con la somministrazione orale. (5) La vita media della caffeina è di 5 ore, con un range da 3 a 7. (6) Difetti genetici nell’enzima CYP1A2 possono essere associati a problemi a livello metabolico e quindi ad un aumento della sua vita media. (7) Esistono polimorfismi genetici nella via CYP1A2 che potrebbero spiegare alcune delle variabilità negli effetti in diversi individui (4) Ad esempio, uno studio su 120 individui volontari ha rilevato che l’attività del CYP1A2, il sesso e il fumo influenzano la tossicità della caffeina. Le donne non fumatrici che avevano effetti tossici legati alla caffeina sono hanno subito un abbassamento dell’attività del CYP1A2 rispetto quelle che a parità di situazione non avevano effetti tossici. (8) Una volta raggiunto il sangue, la caffeina mantiene il suo effetto agendo come antagonista dell’adenosina a livello recettoriale nel sistema nervoso centrale e periferico. La sua struttura è molto simile a quella dell’adenosina tanto da potersi legare ai suoi recettori inattivandola. Questo significa che la caffeina agisce come un inibitore competitivo. Il risultato è quello di agire come un neurotrasmettitore eccitatorio. (6) I sintomi associati ad un consumo eccessivo di caffeina (sia per un’assunzione esagerata o un’inabilità di escrezione) includono: mal di testa, ansia (compresi tutti i disordini legati ad essa), depressione, attacchi di panico, tremori, insonnia, nervosismo, irritabilità, contrazioni muscolari, perpetuarsi di sublussazioni e GERD. (4,9) L’assunzione di caffeina sia acuta che cronica influenza direttamente lo stato d’animo e la cognizione (4,9) .Inoltre, il consumo elevato (>2 tazze al giorno) può essere alla base di eventi di aritmia o coronarici in individui suscettibili (10,11). Infine, è stato dimostrato che un consumo esagerato di caffeina (>200mg/die) durante la gravidanza aumenta la probabilità di aborto spontaneo. (12)
Teobromina
La teobromina è simile alla caffeina ma meno forte sia come inibitore della fosfodiesterasi nucleotidica ciclica sia come antagonista dei recettori di adenosina. Questo fa pensare che la teobromina possa comunque avere un effetto sul sistema nervoso centrale umano. Nonostante la teobromina non crei dipendenza come la caffeina, è stato ipotizzato il suo coinvolgimento per la dipendenza da cioccolato.
Teofillina
In individui sensibili la teofillina può causare nausea, diarrea, aritmia ed eccitamento del CNS con conseguenti mal di testa, insonnia, irritabilità e vertigini.
Paraxantina
La paraxantina non viene prodotta dalle piante e si osserva solo come risultato del metabolismo della caffeina. Circa l’84% della caffeina viene demetilizzata nella posizione 3 portando alla formazione di paraxantina; essa rappresenta il principale metabolita della caffeina.
GLUTINE/GLIADINA
Una delle sostanze più comunemente allergeniche è il glutine. La sensibilità al glutine può causare una miriade di sintomi in grado di coinvolgere tutti gli organi umani. I sintomi non sono confinati a quelli dei celiaci e quindi connessi quasi esclusivamente con il sistema digerente, è il sistema nervoso ad essere quello più colpito al di fuori di quello digerente e spesso lo troviamo coinvolto in individui sensibili. (13) Alcuni dei sintomi includono: mal di testa, cambiamenti comportamentali, attacchi epilettici, crampi muscolari, neuropatie, malnutrizione, fatica, malessere, depressione, problemi digestivi cronici( dolori addominali, diarrea, costipazione, IBS, difficoltà a perdere o prendere perso, reflusso, nausea, vomito, ecc..) ulcera, sindrome di Sjogren, osteoporosi, infertilità, aborto, disordini tiroidei, schizofrenia, autismo, dermatite erpetiforme (14-16). Se si trova una sensibilità al glutine, è necessario evitarlo completamente eliminando dalla dieta i cereali fra cui la segale, il miglio, il kamut e l’avena a meno che non siano etichettati come Gluten-Free. L’avena tecnicamente non contiene glutine ma una forma molto simile chiamata prolamina che la rende poco tollerabile da individui sensibili al glutine. L’avena può essere introdotta dopo qualche settimana o ritestata con i test kinesiologici. In ogni momento è possibile ritestare le sostanze ed osservare cambiamenti sintomatici.
Ci sono alcuni meccanismi proposti sull’azione del glutine a livello viscerale. Uno coinvolge la peptidasi DPP4. In presenza di un’insufficienza o assenza del DPP4 il corpo non sarebbe in grado di metabolizzare le proteine del glutine efficacemente. Tale situazione può presentarsi per diversi motivi come una tossicità da mercurio, ipocloridia (in quanto la peptidasi necessita di HCl per attivarsi), povera funzionalità pancreatica o carenza di zinco (anch’esso necessario per la sua attivazione). Un’abbassamento dell’attività del DPP4 risulta nell’accumulo di glutine non digerito. Tali frammenti non digeriti possono essere scambiati del sistema immunitario per virus. Questo può provocare l’insorgenza di una risposta autoimmunitaria. (14) Un altro meccanismo coinvolge la teoria secondo cui i frammenti non digeriti del glutine somiglino molto alla molecola dell’oppio, chiamata gluteomorfina, in grado di alterare la funzione cerebrale. Essa può provocare l’insorgenza di sintomi cognitivi simil oppioidi-indotti. Questi frammenti non digeriti si possono trovare nell’urina di persone affette da autismo e schizofrenia. (14,16) I test kinesiologici, purtroppo, danno molti falsi negativi, come mostreremo al termine dell’articolo. Il glutine è composto da gluteine e gliadine ed il test delle gliadine risulta spesso più positivo rispetto al glutine. Sappiamo dai risultati clinici che tali test non sono falsi positivi e questo è il motivo per cui utilizziamo le gliadine durante i test.
CASEINA E LATTOSIO
La caseina è la fosfoproteina predominante nel latte vaccino tanto da rappresentare l’80% delle proteine totali contenute in esso. La caseina è anche presente nel latte di altre specie come la capra, la pecora, ecc, ma in una forme leggermente diversa che può comunque dare problemi ad individui sensibili. Ecco perchè quando il test alla caseina risulta positivo, eliminiamo qualsiasi fonte di latte tranne quello umano (molti reagiscono anche ai cibi etichettati come “senza caseina” come il burro chiarificato, quindi occorre evitare anche quelli). Come il glutine, la sensibilità alla caseina può contribuire a: otiti, problemi ai seni nasali, asma, eczema, mal di testa, artrite, problemi digestivi, rinite, depressione, lunaticità, ADHD, enuresi e la febbre da fieno. (14-16) Similmente ai frammenti derivati dall’ipoattività del DPP4, i peptidi derivati dalla caseina possono provocare problemi se non metabolizzati correttamente. Oltre alla sensibilità alla caseina c’è la sensibilità al lattosio che solitamente coinvolge quasi unicamente il sistema digerente (al contrario dell’effetto sistemico della caseina). Alcuni dei sintomi da intolleranza al lattosio includono gonfiore, gas, diarrea e vomito. In questo caso il problema è facilmente risolvibile evitando tutti gli alimenti con lattosio oppure prendendo l’enzima lattasi quando assume prodotti contenti lattosio. (14) In quest’ultimo caso, la maggior parte delle lattasi sono derivate dai lieviti, cosa da tenere in considerazione per eventuali problemi di tolleranza.
OVALBUMINA
L’ovalbumina è la proteina principale delle uova (circa 54% delle proteine totali nell’uovo). Come visto precedentemente, testare l’uovo provoca molti falsi negativi quindi si preferisce testare l’ovalbumina. In casi severi può causare atrofia dei villi, impoverimento oligosaccaridico mucosale, blocco dell’assorbimento di xyloso e depressione dei livelli del complemento sieroso. In alcuni casi può causare asma e sintomi da intolleranza. Esistono casi documentati di nefropatia, spariti evitando il consumo di uova.
ZEINA
La zeina è una prolamina che si trova nel grano. Viene chiamata il glutine del grano e nonostante anch’essa sia una prolamina non è identica ad altri tipi di glutine. Questo significa che essa potrà avere le proprie caratteristiche biochimiche. Come spiegato nelle nostre statistiche, la zeina testerà positivamente più spesso del grano stesso ed è per questo che è il metodo di test preferibile. I sintomi associati alla sensibilità al grano includono: mal di testa, asma, infiammazione facciale, eruzioni cutanee, pustole, sintomi gastro-intestinali, fatica, dolori articolari e congestione nasale.
OSSERVAZIONI PERSONALI
Dai test clinici e dai miglioramenti nei pazienti, come mostrato di seguito, abbiamo concluso che il metodo migliore per testare queste sensibilità alimentari è attraverso i singoli frammenti isolati di cibo. In futuro potremo fare ulteriori aggiunte; ad esempio sia la soia che il riso potrebbero essere degli ottimi candidati. Al momento abbiamo tenuto i test con le provette elencate in quanto le diete che ne risultano non sono semplici da seguire. La maggiorparte dei pazienti cronici ha accettato di provare per uno o due mesi. Come spiegato precedentemente, non è possibile desensitizzare il corpo alle sostanze testate per reintrodurre velocemente il cibo stesso. Pensiamo che eliminando la presenza di disbiosi ed evitando i cibi nocivi saremo in grado di riportare integrità gastrointestinale e quindi più resistenza ad eventuali disbiosi future nonché alla possibilità di reitroduzione dei cibi stessi. Nel tentativo di rispondere alla fatidica domanda: chi viene prima la disbiosi o la sensibilità alle tossine alimentary, la risposta è che possono essere entrambe e quindi entrambe vanno affrontate insieme per ottenere il massimo dei risultati.
I nostri docenti
Umberto Villanti
Umberto Villanti
Laurea magistrale in Scienze della Nutrizione Umana, Laurea in Neuropsicomotricità dell’Età Evolutiva presso Università degli studi di Palermo facoltà di Medicina e Chirurgia, Optometrista diplomato presso IRSOO di Vinci, Naturopata diplomato presso Istituto di Medicina Naturale di Urbino, ha frequentato la SSMT Scuola Superiore Medico Tecnica di Trevano-Canobbio (CH) ottenendo il titolo di Terapista Complementare riconosciuto dalla sanità Svizzera, membro A NVS Associazione Svizzera Naturopati, Iridologo (ASSIRI), Terapista in Cromopuntura di Mandel presso Internationales Mandel Institut, docente in corsi presso varie scuole (Italia, Svizzera, Slovenia), ha approfondito i suoi studi in nutrizione ortomolecolare, kinesiologia applicata, medicina funzionale, micoterapia, morfopsicologia con Jean Spinetta, macrobiotica con Martin Halsey.
Sito internet: www.umbertovillanti.it
Coautore del libro “Introduzione alla naturopatia” eNEA edizioni
Scrive articoli per la rivista Gente Sana Ticino Svizzera e altri siti web