Ce ne parla Cristina Mozzi

La Riflessologia Facciale Vietnamita è una tecnica che può essere appresa da chiunque, non necessita di una preparazione di base, in quanto si lavora sul sintomo, chiunque potrà essere messo in grado di capire il proprio stato di salute e di intervenire fin dai primi sintomi di malattia o prevenirla, inoltre si può essere d’aiuto agli altri che manifestano sintomi dolorosi, in prevenzione, per rilassare o per sostenere le persone durante l’utilizzo di medicina chimica aggressiva e di accelerare i tempi di recupero e tante altre situazioni sia mentali che fisiche.
E’ una tecnica che nasce in Vietnam attraverso la sperimentazione e la ricerca del Prof. Bùi Quoc Chau, uomo di grande preparazione, generosità e ingegno. Fu un dolore non risolto che gli permise di pensare ove non aveva toccato il suo paziente, avendo lui messo in atto tutte le tecniche che conosceva (agopuntura, medicina tradizionale cinese, tutti i tipi di riflessologia, l’ antica medicina vietnamita) senza alcuna risposta. Questa problematica a livello lombare del suo ricevente, fece si che il sonno del professore venisse disturbato dal continuo pensare, aveva sperimentato con l’agopuntura in primis poi con tutte le tecniche, ma niente il dolore non passava, così pensando a dove non era stato toccato, gli venne in mente che proprio sul viso non era stato trattato, così cercò di capire ove iniziare a strutturare una mappa dell’apparato osteo-muscolare sul viso. Come in tutte le mappe di riflessologia, la colonna vertebrale viene posizionata al centro, il naso fu la prima indicazione da seguire e non solo, guarda a caso in vietnamita naso e colonna vertebrale hanno la stessa desinenza song, song mùi il naso e song lung la colonna vertebrale, così come noi potremmo tradurre song nella stessa desinenza esattamente come fu il primo nome usato anatomicamente, “spina nasale” e “spina dorsale”. Il giorno dopo si recò dal suo paziente e iniziò a ispezionare il naso e dove risultò essere la zona delle lombari, la pelle era di una consistenza diversa e sempre in quel punto il paziente sentiva dolore, allora il Prof. Bùi infilò un ago di agopuntura e il dolore si risolse all’istante, da lì nacque un gran lavoro oltre che con energie proprie, in aiuto si resero disponibili anche i suoi allievi….. Era il 26/03/1980 . Scoprì oltre 600 punti, scremando col tempo, sono 200 i punti di cui sono redatti i protocolli.
Dobbiamo pensare che è antica la convinzione che il viso riflette l’intera persona, non è forse vero che anche gli occhi sono lo specchio dell’anima? Bene anche il viso riflette lo stato di salute della persona, oltre alle emozioni che sta vivendo. La testa essendo all’apice del nostro organismo può essere vista come il centro di comando di tutto l’organismo, così come il cervello è il nostro computer che fa funzionare il tutto, pensate a malattie come l’Alzheimer o il Parkinson come può fare andare in tilt il cervello e di conseguenza tutto il nostro corpo. Pensate anche come la riflessologia funziona, premi un punto e l’informazione arriva al cervello (talamo e corteccia) che a sua volta reinvia la risposta più idonea per andare a sistemare la disarmonia, attraverso una vasodilatazione, una vasocostrizione, una decontrazione o una contrazione, un’azione ormonale o lo stimolo di una funzione…
La differenza tra la Riflessologia Facciale Vietnamita e le altre riflessologie, consiste nel discorso di mappatura, ad esempio nella riflessologia del piede, nella zona plantare quindi quella più morbida, sono collocati tutti gli organi interni, mentre nella parte dorsale del piede, troviamo la mappa e la corrispondenza degli organi scheletrici, muscolari e tendinei, nella facciale non è unidirezionale, ma ogni punto che si preme riflette diverse parti del corpo, perché è strutturata su 20 mappe una sopra l’altra, ad esempio il naso non rappresenta solo la colonna vertebrale, ma rappresenta alche l’organo sessuale femminile, quello maschile, il cuore e così via, sarà l’intelligenza del corpo a modulare lo stimolo e inviare la risposta laddove c’è la disarmonia.
Il grande dono che viene dato dalla Riflessologia Facciale a chi la impara è quello di lavorare su di sé, iniziando con l’apertura mentale che a cui si va incontro, comprende il potere di auto-cura, poi si avvicina agli altri, perché è una tecnica così semplice e immediata nella risposta che stimola l’individuo ad aiutare chi sta male. Le lezioni di Bùi sono improntate sul discorso dell’amore e del cuore, lui dice che deve essere di buona qualità, deve essere costituito dall’amore verso sé stessi e verso gli altri, dall’amore per il prossimo, dal desiderio di fare stare bene chi ci circonda e dalla generosità di tramandare agli altri tutto ciò che si conosce, senza tralasciare nulla, senza segreti, donando la propria esperienza e il proprio sapere.
La Riflessologia Facciale lavora per punti o per zone, quando si lavora un punto oltre ad andare a sistemare la disarmonia contemporaneamente lavora la zona. Il bello di questa pratica è che non è noiosa, ogni volta è un punto diverso, uno schema diverso, da qui nasce la grande lezione di flessibilità, quello di cambiare il lavoro se non sta funzionando, a volte ci si ispira proprio perché il disagio del ricevente ci porta a fare cose diverse anche da quelle insegnate, altre volte è la mano che va lì, così come per magia, allora sarà li che continueremo a lavorare. Ricordo spesso ai miei allievi, che lavoriamo soprattutto con le energie, quindi impariamo a sentirle, impariamo a guardare la problematica da più angolazioni, da diverse prospettive …
I punti e le zone vengono ricercate con l’attrezzo nella foto (cercapunti), lo stesso si può fare con qualsiasi oggetto che abbia una parte arrotondata, in caso di emergenza o per stimolare ampie zone abbiamo sempre le nostre dita a portata di mano.
Cristina Mozzi è docente dell’Accademia di Tecniche Riflesse